Scrivere un buon curriculum vitae resta sempre un argomento hot, nonostante le centinaia di articoli e consigli che invadono la rete.
Partiamo dicendo tre verità. La prima è che il cv rappresenta solo un mezzo. Questo vuol dire che un curriculum vitae fatto bene, senza però un percorso professionale con contenuti e di spessore (neo o senior che sia), ha poco valore. La seconda è che inviare un cv scritto bene per posizioni che non rispecchiano il proprio profilo non porta nessun risultato. La terza è che è utile avere un cv scritto bene, ma è altrettanto proficuo farsi conoscere e creare un ottimo network e rete di contatti.
Se pensiamo infatti che scrivere il cv, inviarlo con un semplice clic e metterci comodi a casa in attesa di una risposta risolva tutti i problemi, ci sbagliamo alla grande. Il mercato del lavoro attuale premia le persone proattive, relazionali ed intraprendenti. Possiamo non essere d’accordo e passare i giorni a contestare questo sistema Oppure possiamo darci da fare e rimboccare le maniche per assicurarci un futuro.
Fatte queste premesse, ecco tutti i miei consigli per creare un buon curriculum vitae!
ORDINE: anche il cv ha una sua etiquette, seguite quindi questo ordine per i paragrafi: informazioni generali; esperienze professionali; esperienze formative; competenze linguistiche; competenze informatiche, altre competenze/interessi.
INFORMAZIONI GENERALI: inserite nome, cognome, data di nascita, via/cap/città/provincia di residenza, cittadinanza. Aggiungete le info di contatto: cellulare, email, link al proprio profilo Linkedin, ma anche al vostro portfolio o sito, per fare personal branding 😉 Non serve altro. Info importante: se vi state candidando per una posizione in una città diversa dalla vostra, aggiungete come domicilio la città relativa. Avrete il 90% delle possibilità in più di essere contattati.
BIO: tra le informazioni generali e le esperienze professionali potete aggiungere una breve introduzione di voi stessi. Mettete in evidenza possibili punti di contatto tra il vostro profilo e quello che l’azienda sta cercando.
ESPERIENZE PROFESSIONALI: da riportare dalla più recente alla meno recente. Per ogni esperienza bisogna scrivere: il job title; il nome dell’azienda con una breve descrizione del core business; una breve introduzione di quello che facciamo; un elenco puntato con le attività principali e speciali di cui ci occupiamo. Dai un’occhiata anche a questi consigli 😉
FORMAZIONE: da riportare dalla più recente alla meno recente. Inserite dunque la data, il titolo conseguito, presso quale ente, con quale votazione. Mettete ben in evidenza eventuali esperienze formative all’estero.
COMPETENZE LINGUISTICHE: citate solo le lingue di cui avete una buona conoscenza di partenza. E’ inutile inserire lingue di cui si ha una conoscenza base o sufficiente!
COMPETENZE INFORMATICHE: non solo pacchetto office e internet ma tutti i software e applicativi che conoscete, anche per motivi personali. Le competenze digitali rappresentano il futuro!
INFO VARIE: specificate se possedete la patente e se siete automuniti, se siete disponibili a trasferte, se valutate un lavoro part time o a un tipo di inquadramento specifico.
TEMPLATE: se non richiesto, evitiamo il formato europeo o europass, scarsamente personalizzabili. Diamo spazio alla nostra creatività…dai un’occhiata a questi esempi di modelli creativi di curriculum vitae 😉 Impostiamo un foglio word scegliendo una grafica che sia facilmente leggibile e comprensibile da chi legge. Ricordatevi sempre che il selezionatore impiega al massimo 10 secondi per leggere il cv! Per un risultato più professional e creativo, possiamo ricorrere a vari tool gratuiti che ci aiutano a creare il curriculum vitae da zero. Qualche esempio? Canva, VisualCV, CVBuilder, EnHancv, CVmkr.
FOTOGRAFIA: non obbligatoria se non richiesta, è pur sempre un buon biglietto da visita se scelta bene. Inserite una sola fotografia, in cui siete immortalati a mezzo busto o in primo piano, possibilmente con uno sfondo chiaro e un abbigliamento dai colori vivaci per risaltare di più. Al bando: foto al mare, a matrimoni, in compagnia, con abiti succinti o tute da ginnastica, con trucco marcato.
STILE: scegliete come font Garamond, Helvetica o Proxima Nova; date movimento allo stile del testo, enfatizzando le parole chiave legate alla vostra professione, il job title, il nome dell’azienda, i titoli conseguiti. Mettete in evidenza in grassetto, corsivo, sottolineato, maiuscolo o con un colore diverso tutto quello pensate sia utile che colpisca ad un primo sguardo l’attenzione del selezionatore. Ricordatevi di giustificare i paragrafi.
JOB TITLE: ossia il ruolo che ricoprite in un’azienda. Il job title deve essere semplice e comprensibile, al bando quindi job title troppo sofisticati o di difficile interpretazione.
PAROLE CHIAVE: nel carattere più piccolo di word aggiungete alla fine del curriculum vitae, dopo la firma e l’autorizzazione al trattamento dei dati, tutte le parole chiave che sono sinonimi del vostro job title o del lavoro che svolgete. In questa maniera avrete più chance che il vostro curriculum sia individuato all’interno della banca dati di un’azienda o di una società di selezione.
Il cv deve essere intuitivo, leggibile ed esaustivo. Una volta terminato, mettetevi nei panni di un selezionatore, che non conosce nulla di voi, e fatevi queste domande: questo cv mi fa capire subito che profilo ho davanti? Questo cv mi permette di individuare subito le informazioni di cui ho bisogno? Questo cv mi restituisce tutte le informazioni importanti per capire questa persona cosa ha fatto in passato e cosa sa fare?
Vuoi scoprire quali sono gli errori più sottili ma altrettanto penalizzanti quando si scrive un cv? Leggi l’articolo “Il lato oscuro del CV? Che la forza del curriculum sia con te!”.
Buona ricerca!
Giada
Con l’avvento della Social Organization è nata una nuova figura professionale, quella del Social HR, colui che è capace di far emergere il potenziale di collaborazione e di innovazione nascosto, agendo sulle community, in tutte le fasi ed attività tipiche delle risorse umane.
Il web e le nuove tecnologie di connessione disponibili sul mercato odierno hanno creato una nuova dimensione partecipativa e un nuovo concetto di community. Queste nuove forme di socialità e di collaborazione sono entrate anche nell’organizzazione aziendale, portando a una ridefinizione del ruolo dell’HR e delle practise tradizionali.
Se vuoi approfondire il tema della Digital Organization leggi “Digital Organization: quando il digitale umanizza le aziende” 😉
Ma quali sono le aree su cui lavora il Social HR? Ecco le principali:
Per costruire un Social Workplace è necessario curare la brand reputation, agire preventivamente, intercettando le conversazioni online, in cui si parla dell’azienda in termini di “best/worst place to work”, e costruire una relazione interattiva con profili interessanti, attraverso la creazione di community sui siti aziendali e social network.
Il reclutamento non avviene solo più attraverso annunci e scouting, ma anche attraverso “Employee Referral Programs”, con cui si utilizzano in primis le connessioni e la rete sociale dei propri dipendenti e brand ambassador. Nessuno meglio di un dipendente soddisfatto può promuovere all’esterno un’immagine positiva dell’azienda!
Occorre predisporre un piano di induction per i neoassunti e trasmettere loro conoscenze sui processi, strumenti organizzativi e procedure. Un nuovo metodo veloce ed efficace è rappresentato da strumenti social, ispirati a logiche di gamification, in cui è prevista l’interazione con un tutor virtuale. L’uso di meccanismi tipici del gioco, applicati a contesti non ludici, e finalizzati ad incrementare il coinvolgimento delle persone, è una modalità sempre più utilizzata dalle aziende.
Il Social Learning e Social Education consentono, attraverso piattaforme di lavoro collaborativo, di fornire, ai singoli o a comunità di dipendenti, una vasta gamma di servizi e corsi, per potenziare le proprie competenze e rendere sempre più efficiente il lavoro collaborativo.
Attraverso l’introduzione di social tools, come i social balanced scorecard, social graphs e analytics, è possibile generare e condividere quotidianamente Key Performance Indicators (KPI’s), profilati sulla tipologia di dipendente che li visiona. I KPI’s, in modo grafico ed intuitivo, trasmettono a tutti i livelli aziendali la percezione dei risultati in relazione agli obiettivi prefissati.
Una volta poco utilizzate e caratterizzate da funzioni basic, oggi le intranet social sono piattaforme complesse e incoraggiano sempre di più le interazioni e network tra dipendenti, pur conservando le caratteristiche di portali intranet aziendali.
Attraverso un accurato monitoraggio dei social media, le aziende possono identificare quali dipendenti diffondono un messaggio positivo dell’organizzazione sui social network ed essere così eletti a brand ambassador. Attività utile per capire anche quali dipendenti esprimono commenti negativi sull’azienda e in particolare sulle politiche HR.
La gestione del know how avviene anche attraverso forum e piattaforme integrate, in cui i dipendenti creano discussioni su temi diversi, per ottenere ad esempio risposte qualificate da colleghi più esperti, sviluppare nuove idee e discutere su nuovi prodotti e servizi.
In questo nuovo scenario, si prospetta per l’HR un rilancio della sua figura in azienda, attraverso una nuova rete di alleanze con tutte le funzioni aziendali. Due funzioni su tutte quelle legate alla comunicazione e all’ IT, affinché il Social HR abbia a disposizione canali e strumenti per interagire e agire. La nuova sfida dell’HR è quindi lavorare con e sulle community: saperle concepire e alimentarle per farle funzionare e generare valore.
A presto!
Giada