Barbie e le donne imprenditrici: un’icona pop che invita le donne a non mettere limiti alle proprie ambizioni

Lo riconosco. Ho sempre avuto un cromosoma X molto sviluppato. Come ogni femmina doc che si rispetti, amo vestiti, borse, scarpe, trucchi, gioielli, il rosa schocking e un po’ di sano eccesso di trash. E come la maggior parte delle bambina cresciute alla fine degli anni ’80 nutro un amore sconsiderato per la bambola di tutte le bambole: Barbie! La fantasia dei bambini è eccezionale, ma la mia doveva avere una potenzialità notevole se ripenso alle incredibili storie inventate sul pavimento della mia cameretta, e a tutti quegli intrallazzi ed ambientazioni costruite ad hoc, per mettere in scena la vita dinamica della mia beniamina: Barbie che con il camper porta i bambini al mare, Barbie che invita le sue amiche a prendere un the a casa, Barbie che guida la macchina per andare a fare shopping, Barbie che cura gli animali, Barbie che si innamora di Ken e lo sposa. La scena si risolveva in una manciata di minuti, ciò che invece richiedeva sforzo e capacità decisionale era il lavoro preparatorio, dall’allestimento del set, alla scelta dell’abito, delle scarpe e dell’acconciatura. Ore e ore a fantasticare e a vivere la vita della mia pupilla.

Se c’è proprio una cosa che non sopporto è la dietrologia che si è fatta dietro questo giocattolo: c’è chi ha visto in Barbie una bambola diseducativa per via delle sue forme irreali, emblema della perfezione posticcia, della bellezza plastificata, della bionda vacuità, modello sbagliato per le bambine in crescita. Ha delle misure perfette da top model? Vero. Ha capelli biondi lunghi e setosi? Vero. Ha un guardaroba illimitato? Vero. E allora? Ma da quando i giocattoli devono rappresentare per forza il mondo reale? Per fare i conti con i problemi, le debolezze, le imperfezioni personali c’è tutta la vita davanti. Almeno i bambini lasciamoli fantasticare e sognare un mondo bello, colorato, vivace. Lasciamoli creare personaggi, storie, ruoli, finali sempre diversi in piena libertà.

Barbie rappresenta la perfezione, una perfezione che non si può eguagliare perché appunto non reale. Lasciamo stare per una volta il fisico e le forme. Guardiamo a cosa c’è dietro. Barbie è un’icona alla quale si può tendere, alla quale ci si può ispirare, dalla quale si può trarre qualcosa di buono. E’ un simbolo di eleganza e di femminilità, è un personaggio che è riuscito ad adeguarsi ai tempi e ai cambiamenti e da oggi diventa anche un esempio di intraprendenza e coraggio. La Mattel ha infatti promosso una nuova immagina della bambola più famosa al mondo. Già presente sui social network più noti, da pochi mesi Barbie è sbarcata anche su Linkedin, il social dedicato al mondo del lavoro. Dal suo esordio nel 1959, Barbie si è proposta sul mercato prendendo le vesti di più di 150 professioni diverse, arrivando quindi ad incarnare l’immagine della donna in carriera per eccellenza. Un curriculum che racconta attraverso la metamorfosi di Barbara Millicent Roberts, al secolo Barbie, le molteplici potenzialità delle donne nel mondo del lavoro.