L’80% delle start up finanziate in Italia fallisce? E’ un dato positivo!

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«L’ottanta per cento delle start up finanziate in Italia fallisce, forse anche il novanta: è un dato statistico, ed è un dato positivo. Non bisogna pensare a chi non ce la fa, ma pensare a un processo di apprendimento che porta a costituire soggetti più forti». Lo ha affermato Alberto Onetti, presidente di Mind the Bridge, fondazione che da anni si occupa di valorizzare le start up nascenti e di organizzare corsi per investitori ed imprenditori.

Se la crescita personale è governata dal detto “sbagliando si impara”, perché questo leitmotiv non vale anche per la nostra vita professionale? Lasciamo da parte tutte le più note, ovvie e giuste considerazioni, su tasse e affitti da pagare, mutui da richiedere, sull’assenza di capitali e la diffidenza delle banche. Lasciamo da parte tutto questo che c’è, esiste e rappresenta un freno. Ma quanto l’assenza di intraprendenza e la paura di rischiare è imperniata di atrofia culturale? Quanto la nostra pigrizia creativa ci limita nelle scelte e nella creazione di un futuro che sentiamo nostro? Onetti è certo che il vero male è rappresentato dalla «cultura del posto fisso: abbiamo creato un mito che ha distrutto una generazione…la più grande differenza tra Italia e Stati Uniti nell’approccio verso la start up è il concetto del fallimento». Se infatti in America è una condizione essenziale per la crescita, in Italia rappresenta una macchia da nascondere e da far sparire. Questo sicuramente non aiuta e non incoraggia chi vuole provarci. Siamo sempre meno educati all’intraprendenza e alla visione creativa e sempre più atterriti all’idea di sbagliare e fallire. E tutto questo impedisce lo sviluppo di una cultura dell’errore come  possibilità di miglioramento e apprendimento. 

Una delle competenze più richieste in azienda è la visione strategica, la capacità di guardare lontano ponendoci degli obiettivi che devono guidare le nostre azioni per raggiungere dei risultati. Il rischio di fallire si assottiglia se siamo adeguatamente preparati e se abbiamo una visione strategica. Minore è il livello di improvvisazione, maggiori le possibilità di trasformare la nostra idea in un’occasione concreta di business. Informiamoci, formiamoci, studiamo il mercato, il territorio e la concorrenza. Il tempo è un grande alleato per essere sicuri delle scelte che compiamo, per far sedimentare le idee, cambiarle o abbandonarle del tutto, per prepararci adeguatamente al progetto, per essere convincenti agli occhi del nostro mondo e del mondo esterno, per sbagliare e raddrizzare il tiro. Fissiamoci una scadenza e, nel tempo che abbiamo a nostra disposizione, creiamo il terreno fertile sul quale possa nascere il nostro progetto. 

Non è detto che bisogna sempre lanciarsi senza dispositivi di sicurezza, si può anche planare dolcemente!

Giada B.

Giada Baglietto

Ho lavorato nella più autorevole azienda in Italia di recruiting on line e successivamente all’interno della divisione Human Resources di due importanti aziende leader di settore. Oggi vivo a Milano e lavoro su progetti di selezione, formazione e sviluppo, collaborando con aziende, società di formazione, uffici placement e privati. Digital/social recruiting, employer/personal branding sono la mia passione!

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